mercoledì 9 maggio 2012

La verità su latte ed acne

Ecco un'altra "inconvenient truth", o verità scomoda. Cercando dati scientifici sull'acne, ho trovato un articolo del 2008 pubblicato sul Journal of the German Society of Dermatology, dal titolo "Milk consumption: aggravating factor of acne and promoter of chronic diseases of Western societies" ("Il consumo di latte: fattore aggravante dell'acne e promotore di malattie croniche nelle società occidentali").
L'articolo non verte su una singola ricerca scientifica, ma traccia un quadro complessivo aggregando i risultati di ben 123 studi specifici precedenti. Il quadro che ne risulta è davvero preoccupante, anche perché i risultati di certi studi, pur essendo ben noti da molto tempo, non trovano ancora la necessaria diffusione pubblica, nemmeno tra i medici!
Traduco e riassumo qui questo articolo, scusandomi per errori ed omissioni dovuti allo sforzo di divulgarne i contenuti senza appesantire troppo la lettura; il testo originale è comunque sempre accessibile.


Introduzione

Il consumo di latte vaccino e delle sue proteine provoca, negli esseri umani, cambiamenti sull'equilibrio ormonale tra insulina, ormone della crescita (Growth Hormone, GH) e fattore di crescita insulino-simile 1 (Insulin-like Growth Factor-1, o IGF-1). Il consumo di latte, infatti, aumenta i livelli di IGF-1 nel periodo perinatale (consumo di latte della madre in gravidanza), nell'adolescenza ed in età adulta. Durante la pubertà, inoltre, con il fisiologico aumento nella secrezione di GH, i livelli di IGF-1 sono ulteriormente aumentati grazie al consumo di latte.
IGF-1 è un potente ormone induttore di crescita e, dopo il legame con il suo recettore in vari tessuti, induce proliferazione cellulare e inibisce l'apoptosi (o morte cellulare).
L'epidemica incidenza di acne adolescenziale nelle società occidentali che consumano latte può essere spiegata con l'aumentata stimolazione delle ghiandole sebacee da parte dell'insulina e di IGF-1 derivante proprio dal consumo di latte.
L'acne può essere considerata come modello per tutte le malattie croniche occidentali caratterizzate da aumento patologico di IGF-1. Molti altri organi, quali il timo, le ossa, tutte le ghiandole, le cellule muscolari vascolari lisce (cioè quelle nelle pareti dei vai sanguigni) ed i neuroni sono soggetti a questo anormale aumento di stimolazione ormonale. Il cambiamento dell'equilibrio di IGF-1 indotto dal latte molto probabilmente contribuisce allo sviluppo di macrosomia fetale (cioè l'abnorme crescita del feto durante la gravidanza, che spinge ad effettuare il parto cesareo per ridurre i rischi connessi col parto), all'induzione di atopia (tipo le altrimenti inspiegate "dermatiti atopiche"), ad un'accelerazione della crescita lineare (allungamento delle ossa e conseguente aumento dell'altezza, durante la crescita), all'aterosclerosi, alla carcinogenesi ed a malattie neurodegenerative.
Le osservazioni di biologia molecolare sono supportate da dati epidemiologici e individuano nel consumo di latte un promotore di malattie croniche nelle società occidentali.

Sintesi dei risultati

  • Relazioni tra IGF-1 e l'acne

    • La presenza di acne è correlata molto più fortemente ai livelli di GH e IGF-1 che a disordini androgeni a carico delle cellule pilosebacee (tesi più comunemente accettata in passato).
    • Sono state identificate correlazioni tra i livelli di IGF-1 e l'acne anche negli adulti. Nelle donne, in particolare, elevati livelli di IGF-1 sono stati correlati al numero totale di lesioni da acne (papule, pustole e comedoni), ma anche ai livelli degli ormoni androgeni (cioè maschili) diidrotestosterone (DHT) e diidroepiandrosterone-solfato (DHEAS). La concentrazione di IGF-1 nel sangue è anche correlata al tasso di secrezione di sebo nella pelle del viso degli adulti.
    • Dal punto di vista microbiologico, il recettore di IGF-1 è stato trovato in gran quantità in tutte le parti delle ghiandole sebacee, e questo fatto ne sottolinea il ruolo attivo presso il follicolo sebaceo.
    • Sia IGF-1 che l'insulina stimolano la produzione di grasso nelle ghiandole sebacee; risultati di microbiologia evidenziano un rapporto di regolazione addirittura quantitativa tra i livelli di IGF-1 e la quantità di grasso prodotta!

  • IGF-1 stimola la produzione di ormoni androgeni

    • Negli adulti è stata trovata un'associazione positiva tra i livelli di IGF-1 e quelli di DHEAS. In ragazze prepubescenti, sia sane che con adrenarca (incremento di attività delle ghiandole adrenali) prematuro (cioè prima dei 6-8 anni di età), è stata individuata una correlazione positiva tra i livelli di IGF-1 e quelli di DHEAS. Il DHEAS era già stato precedentemente individuato come promotore dell'acne comedonica.
    • IGF-1 gioca pure un ruolo chiave nella produzione degli ormoni steroidei nelle ovaie, ed è stato già precedentemente associato con l'insorgenza dell'iperandrogenismo ovarico nel quadro della sindrome ovarica policistica (o PCOS). L'espressione dei recettori per IGF-1 nelle ovaie ed il loro numero sono significativamente più alti nelle donne affette da PCOS.
    • IGF-1 è pure fondamentale nella produzione di androgeni nei testicoli; in particolare, nelle cellule testicolari umane IGF-1 induce secrezione di testosterone e proliferazione cellulare, ed inibisce l'apoptosi.
    • Somministrando in vitro l'IGF-1 ai fibroblasti della pelle, è stato osservato un aumento di attività dell'enzima 5-alfa-reduttasi (ivi contenuto) dipendente dalla dose somministrata. IGF-1 è dunque un importante stimolatore di segnali mediati dai recettori androgeni (AR) periferici. Ma IGF-1 è anche un attivatore degli AR. Entrambi i meccanismi aumentano la trasduzione dei segnali androgeni.
    • Il fatto che  per contrastare l'acne si usino comunemente a livello locale i retinoidi (vitamina A e relative pro-vitamine), rientra perfettamente in questo quadro, dato che tutti gli acidi retinoici sono in grado di causare una riduzione della biodisponibilità di IGF-1 presso le cellule del derma.
    • L'isotretionina (altro farmaco comunemente utilizzato per l'acne) agisce invece inibendo l'espressione della 5-alfa-reduttasi, a sua volta sempre attivata da IGF-1.

  • Livelli di IGF-1 che aumentano a causa del consumo di latte

    • Il latte è una complessa secrezione bioattiva che gioca un importante ruolo nella promozione della crescita e dello sviluppo dei mammiferi appena nati. Gli esseri umani sono, però, gli unici mammiferi che abbiano accesso a latte proveniente da un'altra specie, ed ai relativi prodotti caseari, per tutta la vita anziché per la sola fase neonatale.
    • Il latte di vacca contiene diversi ormoni bioattivi tra cui IGF-1 e IGF-2; IGF-1 è secreto nel latte in quanto esso stesso importante stimolatore della produzione di latte, e della crescita del vitello; aumentati livelli di IGF-1 sono stati trovati nel latte delle vacche che hanno subito l'apposito ed ormai usuale trattamento ormonale per incrementarne la produzione di latte.
    • La pastorizzazione e l'omogeneizzazione del latte nulla tolgono all'attività di IGF-1. L'IGF-1 bovino e quello umano sono del tutto identici, e l'IGF-1 rimane immutato attraversando il tratto intestinale umano e viene assorbito direttamente nel sangue, protetto dalla caseina.
    • Il consumo di latte ha un marcato effetto sulla produzione di insulina; più in dettaglio, le proteine del siero del latte incrementano l'insulina, mentre la caseina produce un aumento di IGF-1. I prodotti caseari incrementano i livelli di IGF-1 più significativamente rispetto ad altre fonti di proteine animali, tipo la carne (vedi: articolo specifico sull'argomento).

  • Consumo di latte durante la gravidanza e sviluppo fetale

    • L'incidenza della macrosomia fetale (peso alla nascita >4Kg) è in aumento nelle nazioni industrializzate (8-10%).
    • Nei cordoni ombelicali dei neonati macrosomici sono stati riscontrati livelli di IGF-1 ed insulina significativamente più alti che in quelli dei neonati normali. E c'è una significativa correlazione tra i livelli di IGF-1 riscontrati nel sangue del cordone ombelicale e quelli della madre.  Dunque l'IGF-1 materno, eventualmente aumentato grazie al consumo di latte e derivati, può attraversare la barriera placentale. Sia IGF-1 che IGF-2 coprono un ruolo importante nello sviluppo della placenta e del feto. 
    • I livelli materni di IGF-1 ed insulina aumentati a causa del consumo di latte possono quindi essere fattori principali nell'insorgenza della macrosomia fetale. E' pure concepibile che l'acne neonatale risulti dall'azione sui follicoli sebacei di tali eccessi di IGF-1 e insulina.
    • La macrosomia fetale dovuta ad aumentati livelli di IGF-1 può anche spianare la strada alla successiva obesità infantile: è stata riscontrata una significativa correlazione tra i livelli di IGF-1 nel sangue del cordone ombelicale e lo spessore della pelle del tricipite dei bambini una volta cresciuti.
    • Inoltre, il consumo di latte di vacca durante la gravidanza potrebbe addirittura interferire a lungo termine nell'equilibrio ormonale di IGF-1 dei nuovi nati, predisponendoli a tumori al seno o alla prostata in età adulta.

  • Consumo di latte, livelli di IGF-1, crescita lineare ed acne

    • Il latte è la più importante fonte di calcio, promuove crescita e mineralizzazione ossea,  ed il suo consumo è positivamente associato con il livello di IGF-1 riscontrato nel sangue.
    • Gli adolescenti in pubertà sperimentano una crescita di getto; ebbene, sia la crescita ossea, che l'incremento nella produzione di androgeni, nonché l'iperproliferazione delle ghiandole pilosebaceee, sono tutti effetti dell'azione di IGF-1.

  • L'acne nei disordini endocrini con elevati livelli di IGF-1

    • Elevati livelli di 17-Idrossipregnenolone (un precursore del progesterone), DHEAS e IGF-1 sono stati riscontrati nel sangue di ragazze prepubescenti con adrenarca prematuro. Il pubarca (seconda fase dello sviluppo sessuale tipico della pubertà, viene dopo l'adrenarca) prematuro (cioè prima degli 8-12 anni) condivide alcune caratteristiche con la PCOS, che a sua volta è associata a elevati livelli di IGF-1 e DHEAS, oltre che ad iperinsulinemia, insulino-resistenza, acne ed irsutismo.
    • Nei pazienti di acromegalia sono stati osservati elevati livelli di IGF-1, pelle oleosa, aumentata secrezione di sebo, ed acne. I pazienti di PCOS e quelli di acromegalia hanno anche un aumentato rischio di cancro.
    • Uno studio recente ha riscontrato un aumento nel rischio di cancro alla prostata nei pazienti con una lunga storia di acne grave. Dunque l'acne nei pazienti di PCOS e l'acne persistente negli adulti possono indicare un aumentato rischio tumorale dovuto ad elevati livelli di IGF-1.

  • Consumo di latte ed obesità

    • L'aumento di obesità infantile è un problema serio nelle nazioni industrializzate occidentali.
    • Non solo le ghiandole sebacee, ma anche gli adipociti dipendono da IGF-1: esso induce infatti la maturazione dei pre-adipociti in adipociti maturi. Alti livelli di IGF-1 sono stati misurati in bambini obesi.

  • Consumo di latte, IGF-1 e carcinogenesi

    • IGF-1 stimola crescita e differenziazione delle cellule e ne inibisce l'apoptosi, ed ha dunque le caratteristiche tipiche di un promotore tumorale. Vari studi hanno infatti dimostrato una correlazione tra elevati livelli di IGF-1 e un aumento nell'incidenza di cancro del seno, della prostata, del colon, del retto e del polmone.
    • Il livello di IGF-1 è anche correlato alla densità del tessuto mammario prima della menopausa, e cioè al più significativo fattore di rischio nello sviluppo del cancro al seno. Ma anche carcinomi cervicali, delle ovaie e dell'endometrio, in donne prima e dopo la menopausa, sono stati associati ad aumenti nel livello di IGF-1.
    • Inoltre, elevati livelli di IGF-1 e variazioni ereditarie nell'espressione del gene IGF1 sono già stati identificati come fattori di rischio per il cancro alla prostata negli uomini. Una meta-analisi ha pure mostrato l'associazione tra aumento nel consumo di latte ed aumento nel rischio di cancro alla prostata.
    • Livelli di IGF-1 persistentemente alti potrebbero dunque spiegare la correlazione tra acne e cancro alla prostata negli uomini, come pure l'aumento nel rischio tumorale nei pazienti di acne e PCOS, e nell'acromegalia. E' infatti ben noto che sia IGF-1 che l'insulina promuovono la proliferazione delle cellule tumorali.
    • Dunque, dati provenienti sia da studi di biologia molecolare che epidemiologici supportano il fatto che l'eccessivo consumo di latte promuove la carcinogenesi.

  • Latte, IGF-1, aterosclerosi e malattie cardiovascolari

    • La relazione tra il consumo di latte e la mortalità per coronaropatie è stata mostrata già nel 1983. Negli uomini è stata mostrata una molto significativa correlazione lineare tra il consumo di proteine  non fermentate del latte  e mortalità per coronaropatie.
    • I recettori per IGF-1 sono espressi in abbondanza a livello delle cellule muscolari lisce dei vasi sanguigni; è dunque concepibile che ad alte concentrazioni nel sangue l'IGF-1 sia in grado di superare le barriere endoteliali dei vasi sanguigni per promuovere la formazione di placche. Le origini dell'aterosclerosi si trovano già nell'infanzia: nei neonati macrosomici è stata infatti trovata una significativa correlazione tra i livelli di IGF-1 e un maggiore spessore della parete interna dell'aorta.
    • Iniziali cambiamenti vascolari indotti da IGF-1 potrebbero dunque porre le basi per una futura aterosclerosi; successivamente, un aumento dei livelli di IGF-1 dovuto al persistente consumo di latte potrebbe accelerare lo sviluppo della malattia.

  • IGF-1 e malattie neurodegenerative

    • Il principale fattore di rischio per lo sviluppo di malattie neurodegenerative è l'età. Ma c'è una relazione tra l'invecchiamento cellulare e l'accumulo di proteine tossiche, che è a sua volta la caratteristica comune di tutte le malattie neurodegenerative.
    • E' un fatto già noto che la cascata di segnalazioni indotte dall'insulina e da IGF-1 ricopre un ruolo centrale nella determinazione della durata della vita delle cellule: è, in effetti, l'elemento di connessione tra l'invecchiamento cellulare, la tossicità proteica e lo sviluppo di malattie neurodegenerative.
    • D'altra parte, IGF-1 è in grado di attraversare la barriera sangue-cervello raggiungendo i neuroni nel cervello.
    • Quindi una ridotta azione di insulina e IGF-1 sul cervello potrebbe mantenere stabile il metabolismo proteico più a lungo, ritardando lo sviluppo di malattie neurodegenerative. Nello specifico, simili idee sono state già discusse riguardo all'insorgenza dell'Alzheimer.

  • IGF-1, atopia e autoimmunità

    • L'incidenza di sindromi atopiche è in aumento nelle nazioni occidentali. In Europa, l'incidenza di dermatite atopica è maggiore in Scandinavia, dove c'è anche elevata incidenza di malattie cardiovascolari e cancro, nonché il maggiore consumo pro-capite di proteine del latte di vacca.
    • Il timo è l'unico organo che stabilisce la tolleranza immunologica del "sé", insegnando ai linfociti T la differenza che passa con ciò che è "altro da sé", e selezionando alla fine quelli "buoni" mediante sistematica eliminazione di quelli dotati di potenziale autoimmune, attivandone l'apoptosi.
    • Insulina, IGF-1 ed IGF-2 sono tutti espressi nel timo secondo una ben precisa gerarchia, ed è chiaro che un'interferenza nell'apoptosi avrebbe qui un effetto potenzialmente dirompente; d'altra parte, abbiamo già ampiamente visto come IGF-1 inibisca l'apoptosi.
    • Un aumentato livello di IGF-1 materno dovuto al consumo di latte può attraversare la barriera placentale e disturbare i necessari meccanismi di apoptosi nel timo del feto. Questo potrebbe predisporre una persona verso lo sviluppo di linfociti T atopici, o autoimmuni. E c'è, in effetti, una crescente evidenza a carico del consumo di latte in gravidanza per i suoi effetti negativi sulla maturazione del sistema immunitario dei neonati.
    • Infine, i neonati allattati al seno hanno livelli di IGF-1 inferiori rispetto a quelli alimentati con latte artificiale derivato da quello di vacca, il che suggerisce che l'equilibrio ormonale umano di IGF-1 sia caratterizzato da valori più bassi, e che esso sia disturbato in modo non fisiologico a causa del consumo di latte di vacca durante la gravidanza e durante il periodo post-natale.

Conclusioni

Gli esseri umani sono l'unica specie sulla terra sottoposta, dall'inizio del periodo perinatale fino all'età adulta, a manipolazione ormonale esterna di processi di differenziazione e maturazione dipendenti da IGF-1 in varie cellule e organi del corpo.
Il latte è un fluido molto complesso, che si è sviluppato nel corso dell'evoluzione dei mammiferi come vettore di segnali biologicamente attivi e destinato al solo consumo da parte dei cuccioli della stessa specie.
Il consumo di latte vaccino interferisce con la delicata rete endocrina di regolazione dal periodo di gestazione fin nella tarda età.
E' tempo di superare la visione del latte come semplice stimolante positivo di crescita ossea, e di prendere atto degli impatti che il suo consumo porta a carico di tutti gli apparati coinvolti.
Il consumo di latte durante la gravidanza, in particolare, dovrebbe essere attentamente valutato; cambiamenti intrauterini agli equilibri di regolazione ormonale possono influire negativamente sulla vita successiva, predisponendo una persona a malattie croniche.
L'acne persistente in età adulta, specialmente nei casi di PCOS, dovrebbe portare alla valutazione dei livelli di IGF-1 ed al riconoscimento di un maggior rischio di cancro. Dato l'effetto promotore di tumori di IGF-1, i pazienti di malattie tumorali dovrebbero limitare il consumo di proteine ​​del latte e latte. Lo stesso vale per i pazienti di coronaropatie o con una storia familiare di malattie neurodegenerative.
Il consumo di latte è già stato identificato come un fattore aggravante nell'epidemia di acne tra gli adolescenti, e sono già stati riportati successi preliminari grazie alla riduzione del consumo di latte.
È ancora più importante il fatto che un eccessivo consumo di latte può promuovere malattie comunemente associate allo stile di vita occidentale.

In conclusione l'articolo riporta la seguente tabella, che non traduco e che riporta sinteticamente gli impatti che il consumo di latte di vacca ha sui vari apparati del nostro organismo, ed i possibili rischi associati:

6 commenti:

  1. Quante falsità, dove sono le prove?

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    1. L'articolo citato è disponibile cliccando il link all'inizio di questo post; riporto qui il link per comodità: http://onlinelibrary.wiley.com/doi/10.1111/j.1610-0387.2009.07019.x/pdf

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    2. QUALI PROVE CERCHI?! e, poi, oltre...oltre, oggi, basti pensare che son tutti nati-cresciuti, inseminati con sperma rilevato dal toro con masturbazioni genitali !e, vissuti, isolati, in stato di cattività assoluta, imbottiti di farmaci di sintesi, i più frequenti, antibiotici ed Ormoni della crescita !

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  2. mi permetto di avanzare un commento...
    l'articolo da te citato è semplicemente un riassunto raffazzonato di studi pubblicati su diversi journal...

    ritengo giusto e doveroso non fermarsi alla prima occhiata/ lettura ma anzi credo che ricercare la verità sia doveroso, per questo ho ricercato un articolo citato nell'articolo ( https://escholarship.org/uc/item/77b9s0z8 )

    Adebamowo CA, Spiegelman D, Berkey
    CS, Danby FW, Rockett HH, Colditz
    GA, Willett WC, Holmes MD. Milk
    consumption and acne in adolescent
    girls. Dermatology Online J 2006; 12:
    1–12.


    ritengo che il metodo d'indagine impiegato ( questionario ) e conseguente analisi statistica non siano all'altezza dello studio in questione; non sono state inserite variabili di controllo di nessun tipo, il livello di significatività riscontrato è labile e non sono stati effettuati test di "robustezza" adeguati sul modello.

    ritengo che il mondo accademico scientifico debba prestare maggiore attenzione alla diffusione di certo materiale e non fermarsi soltanto ai "grandi titoli dei papers"

    lo stesso china study, caposaldo della lotta alle proteine di origine animale presenta INCOLMABILI lacune a livello di metodo e di applicazione statistica.

    detto ciò, le auguro una fantastica giornata
    cordiali saluti


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    1. Le obiezioni avanzate sono tutte corrette, ivi comprese quelle a danno di "The China Study". La tipologia di studi citata è "Observational", cioè si studia la correlazione tra due diverse variabili statistiche valutate su una certa popolazione, cercando di derivarne una verità.
      Dr. Greger su NutritionFacts.org sta molto attenot a scartare simili studi, e può fornire comunque sufficienti evidenze avverso il consumo umano di latte e proteine animali, basate sul "Gold-Standard" della statistica clinica: il "Double-Blinded Cross Interventional", cioè quel tipo di studio in cui si dividono in 2 gruppi le persone, le si seguono su 2 percorsi dietetici diversi, le si fanno poi valutare da medici inconsapevoli dell'effettivo percorso intrapreso; infine, si scambiano le persone partecipanti ai 2 percorsi, e le si fa valutare di nuovo sempre da medici inconsapevoli del percorso. Anche io ormai mi baso solo su tali studi, dato che seguo solo il Dr. Greger.

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