giovedì 14 giugno 2012

La verità sulla "vitamina" D

Si comprende già dagli apici intorno al termine "vitamina" nel titolo, che le informazioni contenute in questo post mostrano una realtà scientifica molto più ampia rispetto a ciò che normalmente si chiama "vitamina".
Infatti, mentre ciascuna vitamina, di solito, è coinvolta in un processo metabolico ben preciso, e in pochissimi altri al massimo, la "vitamina" D, nella sua forma attiva, è un ormone steroideo vero e proprio, con recettori presenti in quasi tutti gli organi del nostro corpo, e addirittura in grado di influenzare l'espressione di 1/3 del nostro patrimonio genetico!


Vitamina D e rachitismo

La prima funzione universalmente riconosciuta alla vitamina D è quella di fissare il Calcio nelle ossa prevenendo, così, il rachitismo (eccessiva flessibilità delle ossa dovuta alla carente mineralizzazione).
Questa funzione è riconosciuta anche dalla popolazione generale, come si può vedere dai tanti spot televisivi che tessono le lodi di prodotti addizionati con vitamina D (la pubblicità in TV non è mai troppo "avanti" rispetto al proprio pubblico, perché teme la perdita di efficacia nella veicolazione del messaggio a fronte di costi che invece sono certi e molto elevati).
Anche nel documento FAO sui requisiti di vitamine e minerali nell'alimentazione umana, già più volte citato ed usato come base per tutte le valutazioni fatte fin qui su questo blog, il requisito giornaliero di assunzione per la vitamina D è determinato solo in base alla soglia minima che consente di prevenire il rachitismo; poi però concludendo il capitolo sulla Vitamina D, si osserva che:
"Ulteriori ricerche sono necessarie per determinare [...] se la vitamina D è necessaria solo per la regolazione di calcio e fosforo."
Questo studio è stato pubblicato nel 2004 ma riporta i risultati ottenuti dalla consultazione tra esperti nel 1998 e, come vedremo tra poco, le "ulteriori ricerche" ritenute allora necessarie sono state effettivamente condotte nel frattempo.

La vitamina D oggi

Il libro (già più volte citato) "The China Study" di T. Colin Campbell è del 2005 (tradotto e pubblicato in Italiano da Macro Edizioni nel 2011) e riporta qualcosa di più citando ricerche recentissime sulla vitamina D e sul suo ruolo anti-proliferativo nella lotta ai tumori. L'autore dedica poi l'intera appendice D alla vitamina D, ipotizzando lo schema di funzionamento biologico dell'azione antitumorale del calcitriolo.
La pagina di Wikipedia italiana sulla vitamina D riferisce correttamente di altre funzioni associate ai prodotti metabolici di tale vitamina, arrivando a comprendere che la sua azione è molto atipica per una vitamina, ed avanzando la tesi che si tratti più di un ormone steroideo che non di una vitamina vera e propria.
Ecco, dunque, che abbiamo già due diversi fatti che imporrebbero l'uso degli apici quando ci si riferisce alla "vitamina" D:
  • si sintetizza nella pelle esposta al sole, quindi non è sempre strettamente necessario assumerla con la dieta (tutti i dettagli più avanti nel testo);
  • nel corpo si comporta come un vero e proprio ormone, più che come una normale vitamina.
Per andare avanti nella trattazione di questa materia, resa complessa dal fatto che le ricerche in corso in ogni momento paiono apportare contributi sempre più ampi (anziché limitarsi a tornire gli ultimi dettagli, come avverrebbe di solito), mi baso sulle pubblicazioni del "Vitamin D Council", ente USA no profit e non governativo fondato nel 2003 dal Dr. John J. Cannell, uno dei ricercatori di maggior livello in questo campo, che si era già allora reso conto che molti dei disturbi che affliggono sempre più persone nel mondo sono correlabili con la mancanza di vitamina D.
Il Concilio si pone, dunque, l'obiettivo di educare il pubblico e gli operatori sanitari rispetto all'importanza della vitamina D e dell'esposizione al sole necessaria per sintetizzarla; i ricercatori, del resto, stanno già attribuendo il ruolo di vera e propria pandemia alla mancanza di vitamina D nelle persone di tutto il mondo!
Il sito web del Concilio contiene molto materiale (in inglese), parte del quale io mi limito a tradurre ed esporre qui senza alcuna rielaborazione. Nelle conclusioni del post, infine, darò consigli pratici basati sulle evidenze scientifiche.

Cos'è la vitamina D

La vitamina D non è in realtà una vera e propria vitamina ma un pro-ormone, cioè una sostanza che può essere convertita in un ormone. Ne esistono due forme: D2 e D3.
La D3 è la vera vitamina D, cioè quella prodotta nel nostro corpo grazie alla sintesi solare e presente in eventuali fonti alimentari (olio di fegato di merluzzo, fegato crudo di altri pesci, ...).
La D2 è largamente utilizzata negli integratori e come additivo di "rinforzo" per gli alimenti, ma non è la "vera" vitamina D che si trova naturalmente nel nostro corpo; può essere convertita a D3 nel corpo, ma pare che l'efficienza di tale conversione non superi il 50-60%.
In caso di necessità, dunque, è consigliato integrare la propria alimentazione con vitamina D3.

Quale che sia la sua origine (sintetizzata grazie ai raggi del sole o assunta con la dieta e/o integratori), il nostro metabolismo converte la vitamina D in due forme:
  • il calcidiolo (o 25-idrossi-colecalciferolo, o 25(OH)D) è prodotto a partire dalla vitamina D nel fegato, ed è la forma in cui il nostro organismo la tiene in serbo come scorta; quindi per valutare eventuali carenze, questo è l'esame da fare;
  • il calcitriolo (o 1,25-diidrossi-colecalciferolo, o 1,25(OH)D) è la forma attiva, prodotta a partire dal calcidiolo nei reni e anche in altri organi: si tratta del più potente ormone steroideo nel nostro corpo, capace di modulare l'espressione di oltre 2700 geni a livello del DNA di ciascuna cellula, ma ha una vita media di poche ore e non è, quindi, significativo misurarne i livelli nel sangue per determinare eventuali stati di carenza da vitamina D.
Per quanto riguarda la tossicità della vitamina D, il corpo ha un meccanismo automatico di regolazione della sintesi solare, per cui in mancanza di integrazioni alimentari, non si presentano mai i sintomi di tossicità; essi sono stati osservati solo in persone che assumevano integratori quotidiani per oltre 40.000 IU (1.000 μg).

Come ottenere la vitamina D

Ci sono solo due vie affidabili:
  • esposizione ai raggi ultravioletti più corti (UVB);
  • integratori di vitamina D3.
I pochi cibi che contengono vitamina D non ne contengono a sufficienza per essere considerati come fonte affidabile, dunque rimangono solo l'esposizione agli UVB e l'integrazione di D3.

L'esposizione agli UVB solari richiede che il sole sia alto più di 45° dall'orizzonte, e ciò può essere valutato con una prova semplice: se, stando in piedi su una superficie piana, la propria ombra è più corta della propria altezza, allora la produzione di vitamina D può avere luogo!
In questo modo si verificano semplicemente ed automaticamente tre dei molti fattori che influenzano la sintesi solare della vitamina D: latitudine, stagione e orario di esposizione; più è alto il sole, comunque, più la produzione è efficiente, quindi sono sempre da preferire le ore centrali della giornata, e senza creme solari (che, a partire dal fattore SPF 8, bloccano almeno il 95% dei raggi ultravioletti).
Il fototipo (colore) della pelle di un individuo, determinato dal contenuto di melanina, influenza l'efficienza della produzione di vitamina D; gli individui di fototipo più chiaro (tra I e III) sono i più veloci, mentre i più scuri (tra V e VI) ci mettono anche 6 volte di più.
Anche la quantità di pelle esposta influenza la produzione, ovviamente; almeno il 40% della pelle dovrebbe essere esposta per avere una produzione ottimale, e la pelle del tronco è più efficiente mentre in periferia diventa sempre meno efficiente (mani, faccia e piedi producono molto poco).
L'età dell'individuo ha pure effetto sulla produzione di vitamina D: sopra i 60 e sotto i 20 anni di età la produzione può richiedere un tempo anche 4 volte superiore.
Altri fattori ambientali influenzano la produzione di vitamina D: l'altitudine (in montagna l'atmosfera filtra meno raggi UVB rispetto alla spiaggia, quindi la produzione è più efficiente), la presenza di nuvole (riflettono molti UVB indietro nello spazio), l'inquinamento (il particolato fine sospeso nell'atmosfera può sia assorbire che riflettere gli UVB), i vetri (bloccano tutti gli UVB).

Riassumendo: il fototipo I con il sole abbastanza alto, senza filtri solari e in costume da bagno, produce circa 15.000 UI di vitamina D in 15-20 minuti; gli altri fototipi avranno bisogno di più tempo, ma è comunque sempre garantito che si riesca a produrre tutta la vitamina D di cui c'è bisogno molto prima di scottarsi: in generale basta circa la metà del tempo necessario alla comparsa del primo arrossamento.

Anche i solarium, normalmente utilizzati per l'abbronzatura artificiale a fini solamente estetici, possono essere utili per stimolare la produzione di vitamina D, a patto che sia possibile utilizzare lampade dotate di una buona percentuale di UVB, e che li si usi con cautela; come già detto, non è necessario arrivare a scottarsi per produrre tutta la vitamina D di cui c'è bisogno.

Gli integratori di vitamina D3 sono di due tipi: quelli oleosi sono basati sull'olio di fegato di merluzzo, quelli in polvere provengono dalla lanolina. Entrambi i tipi sono ugualmente efficaci nel trattare le situazioni di carenza, ma vanno assunti solo in caso di necessità, e solo nella quantità necessaria al mantenimento dei livelli ottimali di calcidiolo nel sangue, verificati con analisi periodiche.

Infine, le linee guida proposte dal Concilio per i valori minimi di assunzione giornaliera (come sintesi solare e/o tramite integratori):
  • bambini sani fino ad 1 anno: 1.000 IU (25 μg);
  • bambini sani oltre 1 anno: 1.000 IU  (25 μg) ogni 11,3 kg di peso (25 libbre);
  • adolescenti ed adulti sani: 5.000 IU (125 μg);
  • donne incinte e in allattamento: 6.000 IU (150 μg).
Aggiornamento: ho recentemente scoperto che esiste almeno un integratore di vitamina D3 che possa fornirne in quantità sufficiente in vendita in farmacia in Italia: si chiama "DIBASE 10.000 U.I./ml gocce orali" e fornisce 10.000 U.I. di vitamina D3 (sciolta in olio d'oliva) in 40 gocce; il consiglio è, dunque, di assumerne al massimo 20 gocce (5.000 U.I) al giorno.

I cofattori della vitamina D

I principi nutritivi agiscono in sinergia nel nostro corpo, dunque il metabolismo di un determinato principio nutritivo sarà sempre influenzato, in misura maggiore o minore, dagli altri principi nutritivi disponibili; tra questi, quelli più importanti sono detti cofattori, e la vitamina D ne ha tanti, i più importanti dei quali sono:
  • Magnesio: è il cofattore più importante per il metabolismo della vitamina D, ed è coinvolto in circa 300 processi fisiologici; le fonti alimentari più bio-disponibili sono frutta, verdura, frutta secca e semi; sono suggeriti nuovi valori minimi ed ottimali di assunzione come segue:
    • minimo: 6 mg/kg di peso corporeo, dunque circa 420 mg per un adulto di 70 kg;
    • ottimale: 7-10 mg/kg, dunque tra 490 e 700 mg per l'adulto di 70 kg.
  • Vitamina K: è una vitamina liposolubile che, al contrario delle altre liposolubili, non viene accumulata nel corpo e deve, quindi, essere presente tutti i giorni nella dieta. Ce ne sono due forme: la K1 è presente in tutti i vegetali a foglia verde, la K2 esiste invece a sua volta in due forme: la MK-4 è sintetizzata dagli animali (quindi anche da noi, NdT) a partire dalla K1, per cui la si trova nella carne e nel tuorlo d'uovo; la MK-7 è invece prodotta mediante fermentazione batterica sia nel nostro intestino (ma non assorbita), che nei cibi fermentati come il natto ed i formaggi. Sono suggeriti dei nuovi valori minimi di assunzione (molti studi attuali consiglierebbero valori ancora più alti, e comunque non c'è un valore massimo stabilito come tossico):
    • bambini sotto 1 anno: 2-2,5 μg;
    • bambini tra 1 e 3 anni: 30 μg;
    • bambini tra 4 e 13 anni: 55-60 μg;
    • adolescenti tra 14 e 18 anni: 75 μg;
    • uomini adulti: 120 μg;
    • donne adulte, anche incinte o in allattamento: 90 μg.
  • Zinco: è un minerale essenziale, coinvolto nella sintesi di più di 100 enzimi coinvolti nella digestione di molti alimenti ma anche nella sintesi di neurotrasmettitori e del DNA. E' anche coinvolto nella risposta immunitaria, nella guarigione delle ferite, e nei sensi del gusto, dell'olfatto e della vista. Come cofattore della vitamina D, è attivo come modulatore delle sue interazioni con il DNA, ma anche nel metabolismo del Calcio, in rapporto al sistema immunitario e per la salute di ossa e muscoli (incluso il cuore). Il corpo non è capace di accumulare lo zinco, che deve quindi essere assunto quotidianamente. I valori minimi di assunzione suggeriti non si discostano da quelli della FNB (Food and Nutrition Board del governo USA):
    • bambini sotto i 6 mesi: 2 mg;
    • bambini tra 6 mesi e 3 anni: 3 mg;
    • bambini tra i 4 e gli 8 anni: 5 mg;
    • bambini tra i 9 e i 13 anni: 8 mg;
    • adolescenti tra 14 e 18 anni: 9-11 mg;
    • adulti: 8-11 mg;
    • donne incinte o in allattamento: 11-13 mg.
  • Boro: è un minerale il cui ruolo fisiologico è stato scoperto solo recentemente, in quanto ha effetti benefici sullo stato del Calcio e delle ossa, ma anche: sui profili lipidici plasmatici, sul funzionamento del cervello, sulle infiammazioni, sugli ormoni steroidei; il Boro potrebbe avere anche un ruolo in varie forme di artrite. Come cofattore della vitamina D, il Boro influenza l'attività di molti enzimi, inclusi quelli che metabolizzano la vitamina D, il Magnesio ed il Calcio, ed è quindi fondamentale per il corretto utilizzo della vitamina D. Il Boro è presente in tutta la frutta fresca e secca, nei vegetali, nei semi e nel miele. Non sono presenti valori ufficiali di assunzione minima giornaliera raccomandati, dunque sono consigliati i livelli massimi ritenuti sicuri dalla NAS (National Academy of Sciences USA):
    • bambini tra 1 e 3 anni: 3 mg;
    • bambini tra 4 ed 8 anni: 6 mg;
    • bambini tra 9 e 13 anni: 11 mg;
    • adolescenti tra 14 e 18 anni: 17 mg;
    • adulti: 20 mg.

Vitamina D dall'esposizione solare

Il tempo necessario da trascorrere al sole per poter produrre adeguate quantità di vitamina D, come si è detto, dipende dal fototipo, cioè dal colore della pelle; ho trovato in rete una foto che illustra i 5 diversi fototipi, e così si capisce che:
  • se la popolazione oriunda italiana ed europea è compresa tra il tipo I ed il tipo III;
  • se il tipo I ci mette circa 15 minuti a sintetizzare 15.000 UI di vitamina D (sempre con tutte le altre condizioni ambientali rispettate, naturalmente);
  • e se i tipi da I a III sono comunque i più veloci;
allora è chiaro che per la popolazione oriunda 30 minuti dovrebbero essere sufficienti, sempre fermandosi prima dell'arrossamento.

Per determinare, invece, l'effettivo "Inverno della vitamina D", che dipende dalla latitudine, sono andato sul sito dello US Naval Oceanographic Portal, e così ho creato le seguenti tabelle, valide per diverse località in Italia, in cui sono indicati, mese per mese, gli orari in cui il sole è alto quanto basta per far passare gli UVB e consentire, quindi, la sintesi della vitamina D:
  • Italia del nord (45° N):
    • aprile: dalle 11:00 alle 15:20;
    • maggio: dalle 10:20 alle 16:00;
    • giugno: dalle 10:00 alle 16:20;
    • luglio: dalle 10:10 alle 16:20;
    • agosto: dalle 10:50 alle 15:50;
    • settembre: dalle 12:00 alle 14:10.
    • Inverno della vitamina D: da ottobre a marzo.
  • Italia centrale (42° N):
    • marzo: dalle 12:40 alle 14:00;
    • aprile: dalle 10:50 alle 15:30;
    • maggio: dalle 10:10 alle 16:10;
    • giugno: dalle 10:00 alle 16:30;
    • luglio: dalle 10:10 alle 16:30;
    • agosto: dalle 10:40 alle 15:50;
    • settembre: dalle 11:30 alle 14:40.
    • Inverno della vitamina D: da ottobre a febbraio.
  • Italia del sud (39° N):
    • marzo: dalle 11:40 alle 14:20;
    • aprile: dalle 10:20 alle 15:20;
    • maggio: dalle 9:50 alle 15:50;
    • giugno: dalle 9:40 alle 16:10;
    • luglio: dalle 9:50 alle 16:10;
    • agosto: dalle 10:10 alle 15:40;
    • settembre: dalle 10:50 alle 14:40.
    • Inverno della vitamina D: da ottobre a febbraio.

Come si vede, andando verso sud l'inverno della vitamina D si riduce, grazie alla possibilità di sintetizzarla  anche nel mese di marzo, ma diventa anche più facile ottenerne la dose necessaria, dato che si amplia l'intervallo orario in cui è possibile sintetizzarla ogni giorno.

Come tecnica per ricordarsi dell'arrivo dell'inverno della vitamina D, si può usare il fatto che esso inizia, grosso modo, con la reintroduzione dell'ora solare in ottobre e termina, sempre all'incirca, quando viene introdotta l'ora legale in aprile. Quest'anno (2013), l'ora legale inizia domenica 31 marzo e termina domenica 27 ottobre.
E' chiaro che, sia durante l'inverno della vitamina D, sia al di fuori degli orari indicati, è opportuno limitare l'esposizione ai raggi solari perché non si ha il beneficio della sintesi solare, ma si corrono invece solamente i consueti rischi di malattie ed invecchiamento della pelle.

Verifica dei propri livelli di vitamina D

Siccome il corpo è in grado di conservare e riciclare la vitamina D, ognuno dovrà verificare durante l'inverno i livelli plasmatici di calcidiolo (anche detto idrossicolecalciferolo, 25-idrossi-D, o 25(OH)D) per poi procedere all'eventuale integrazione. Siccome l'esposizione solare, ma anche l'utilizzo di integratori alimentari o di lettini solari sono scelte soggettive relative allo stile di vita individuale, può essere utile seguire una strategia di test per la vitamina D, almeno per il primo anno, in modo da introdurre le necessarie modifiche allo stile di vita entro l'anno successivo.
Il mese migliore per eseguire il primo test, in Italia, è ottobre, per verificare se si è preso il sole a sufficienza durante l'estate; il risultato del test deve cadere nel seguente intervallo, secondo le diverse organizzazioni che conducono la ricerca scientifica in questo campo:
Se non si raggiungono questi livelli, allora è opportuno iniziare subito l'integrazione di vitamina D.
Il metodo suggerito dai principali ricercatori per raggiungere i livelli ematici consigliati di vitamina D è l'uso dei lettini solari, alle seguenti condizioni:
  • devono essere a tecnologia elettronica, non elettromagnetica (per non esporci inutilmente a campi elettromagnetici);
  • devono essere usati per tempi (anche molto) inferiori a quelli ritenuti standard per ottenere l'abbronzatura: l'obiettivo è solo quello di sintetizzare la vitamina D, non quello di ottenere l'abbronzatura!
  • devono fornire luce con un rapporto tra UVA ed UVB simile a quello della luce solare (la vitamina D si sintetizza solo con gli UVB, ma le lampade abbronzanti forniscono molti più UVA che UVB).
Quest'ultimo punto appare essere il più delicato: lo scopo principale dei lettini solari è quello di far ottenere un'abbronzatura uniforme nel più breve tempo possibile; gli UVA sono sempre stati considerati sicuri, mentre gli UVB sono sempre stati considerati pericolosi per la salute della pelle, ma il tempo necessario per ottenere l'abbronzatura è radicalmente più basso aggiungendo gli UVB rispetto a quello necessario con i soli UVA. I costruttori di lampade per l'abbronzatura, dunque, cercano di mantenere un equilibrio tra la necessità di abbreviare il tempo richiesto per ottenere l'abbronzatura, e la sicurezza per gli utilizzatori abituali, che tendono ad abusarne e ad avere quindi maggiori rischi.

Sul sito del GrassrootsHealth, comunque, si trova documentazione che spiega che in media i lettini solari forniscono tra il 65% e l'80% degli UVB che il sole fornisce all'azimuth. Allora dovrebbe bastare selezionare un solarium che certifichi la presenza di una buona quota di UVB, e la sicurezza dei propri impianti, e cercare di ottenere uno sconto sull'abbonamento in cambio del fatto che li si utilizzerebbe per meno tempo: in linea di massima, se il solarium raccomanda sessioni da 20 minuti per l'abbronzatura, ci potremo accontentare di sessioni da 10 minuti per la sintesi della vitamina D; la frequenza delle esposizioni andrebbe invece mantenuta come consigliato dal solarium.

Qualora l'integrazione di vitamina D attraverso l'esposizione agli UVB nei solarium risultasse non praticabile per una qualunque ragione, rimane la possibilità di utilizzare integratori di vitamina D3, a dosi di:
Queste dosi non sono chiare e certe, perché valgono sempre questi fatti fondamentali:
  1. il nostro corpo non incorre nel rischio di raggiungere livelli tossici di vitamina D solo quando essa è sintetizzata nella pelle (sia al sole che nei solarium);
  2. la risposta individuale all'integrazione di vitamina D per via orale è enormemente variabile, ed è quindi impossibile, allo stato attuale, individuare una esatta correlazione tra dose orale di vitamina D3 e livello ematico di calcidiolo;
  3. l'importante è ottenere i livelli ematici di calcidiolo sopra indicati: l'esatta dose di integrazione necessaria andrà stabilita, su base individuale, ripetendo il test ematico.
Dunque, sia che non si raggiunga il livello ottimale e si decida di intraprendere l'integrazione, sia che si raggiunga un livello ottimale già al primo test, è opportuno ripetere il test dopo 2 mesi, cioè a dicembre, per decidere se continuare, modificare, o anche cominciare l'eventuale integrazione prima del picco influenzale di gennaio.
Infine, è utile rieseguire il test subito prima dell'inizio del periodo in cui si può sintetizzare la vitamina D al sole, e cioè a marzo al nord e a febbraio al centro-sud, per verificare se l'eventuale integrazione invernale è stata sufficiente.
Questa scaletta di test ematici (ottobre, dicembre, marzo), lo ripeto, è da effettuare in generale solo per il primo anno, in modo da assicurarsi il livello ematico ottimale di calcidiolo in tutte le stagioni; la scaletta può essere ripetuta gli anni successivi per verificare l'impatto ottenuto tramite eventuali modifiche dello stile di vita (es: pausa pranzo all'aperto anziché al chiuso da marzo a settembre per chi lavora negli uffici, diverso modo di prendere il sole durante le vacanze estive, frequenza di un solarium e/o uso di integratori di vitamina D3 in inverno, ecc.).

Conclusioni

Abbiamo dunque visto che la vitamina D è fondamentale per ottenere e conservare uno stato di salute ottimale, e che il livello di consapevolezza di questo fatto sta crescendo continuamente presso la comunità scientifica medica internazionale, grazie al grande fermento che c'è attualmente nella ricerca sulle vitamine D e K. Comunque si deve procedere all'integrazione, come già detto, solo dopo aver stabilito il proprio effettivo stato di necessità mediante verifica del livello plasmatico di calcidiolo.

Come già spiegato sopra, dato che il requisito per una salute ottimale raggiunge e supera le 4.000 UI al giorno, le fonti alimentari non sono ritenute affidabili, persino quelle di origine animale. Infatti, l'alimento più ricco di Vitamina D3 è l'olio di fegato di merluzzo, che ne contiene circa 10.000 UI ogni 100 grammi: occorrerebbe quindi assumerne almeno 40 grammi al giorno, come integrazione non molto praticabile per tutti. Oltretutto, evolutivamente parlando, non è molto "naturale" neanche vivere a latitudini elevate, dato che la nostra specie ha origini tropicali, e per chi vive fino ai 35° N/S la produzione di vitamina D è possibile per tutto l'anno.
Non a caso i ricercatori parlano attualmente di "pandemia": la carenza di vitamina D riguarda tutti a prescindere dalle scelte dietetiche, e addirittura secondo ultime ricerche persino le pandemie influenzali invernali sarebbero correlate alla mancanza di sintesi solare di vitamina D durante l'inverno!
Infine, come visto, la vitamina D si può anche ottenere senza integratori, usando le lampade (UVB) per l'abbronzatura artificiale, e questo è il metodo consigliato da numerosi esperti, e senza alcun riferimento alle scelte alimentari; si tratta, infatti, di simulare quanto più possibile la naturale esposizione della pelle al sole, e valgono quindi tutte le norme di sicurezza sopra ricordate.

2 commenti:

  1. Gli orari indicati in questo articolo si riferiscono all'ora legale o solare? Grazie.

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  2. Grazie per la domanda! Effettivamente, personalmente uso proprio le date di inizio (aprile) e fine (ottobre) dell'ora legale per ricordarmi quando sospendere l'integrazione di Vitamina D e iniziare a cercare il sole in pausa pranzo! Quindi gli orari indicati sono certamente di ora legale, che è effettivamente in essere nei periodi in cui il sole è da noi utile per la sintesi di Vitamina D.

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